giovedì 19 novembre 2009

MANUEL CASTELLS: IL POTERE DELLA COMUNICAZIONE

Trovarsi a recensire un libro che parla di potere, comunicazione e democrazia, devo ammettere, fa un certo effetto, non solo per l' anomalia della situazione italiana, ma anche per il fatto che quella stessa anomalia è discussa senza tutte quelle cortesie e quelle occhiute censure che in Italia hanno addomesticato il dibattito relativo alla questione.
Nella sua più intima essenza il libro di Castells è un analisi ferocemente impietosa dei meccanismi di produzione della politica nell'era della comunicazione: tratta di soldi, potere e di come, per ciascuno di noi, sia molto più facile credere a tutti quei discorsi che non mettono in questione la miseria delle nostre comode verità preconcette.
Il potere della comunicazione non è tanto la possibilità di far passare notizie più o meno “false” ma quello di creare un contesto, un frame emotivo entro cui poi le notizie verranno interpretate. E' una questione di parole, non di sostanza: un' invasione diventa una guerra al terrorismo e, per ritornare alle vicende di casa nostra, un criminale conclamato diventa un perseguitato politico.
L' importante non è tanto che la notizia sia ritenuta vera in sé, l' importante è che la notizia produca, tramite il gioco dei contesti e dei frame, una popolazione che vuol credere a quel tipo di notizia, e che intrecci le proprie vite con la narrazione proposta al punto di arrivare a diventare un tutt'uno con la finzione.
Se tutto questo vi sembra familiare è perché lo è: è la descrizione scientifica della “bolla di realtà” italiana dove pur in mancanza di una costrizione formale il potere berlusconiano viene riprodotto da quanti scelgono di nascondere le miserie della propria esistenza dietro alla narrazione di un mondo scintillante.
Ancora più rivelatore è il capitolo che parla della politica degli scandali, in questo ambito la teoria di Castells è molto semplice. Lo scandalo, oltre a servire come consolidata arma di lotta politica, per alcuni produce un beneficio aggiunto molto semplice: l'erosione della fiducia nel sistema politico in toto non implica l'erosione della fiducia in ciascun uomo politico, alla prova dei fatti determinate persone possono anche costruire la propria credibilità su un mare di fango...sono appunto quelle persone che sono state in grado di attivare su se stessi dei frame comunicativi efficaci, in grado di regalargli la ragione a prescindere.
A questo punto ci tengo a precisare che il libro non parla, se non di sfuggita, di Berlusconi, bensì si limita a delineare una teoria di potere e comunicazione nell'era neoliberista, e da questa analisi emerge per contrasto il carattere esemplare dell'autoritarismo comunicativo italiano.
In questo senso, molte delle riflessioni che ronzano nella testa di chiunque abbia ancora conservato padronanza del proprio cervello, troveranno in questo libro pane per i loro denti assieme ad alcune soluzioni proposte per uscire dall'impasse che, anche se esistono quasi esclusivamente a livello virtuale, meritano di essere indagate ed approfondite.

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