mercoledì 17 marzo 2010

La storia di Zingonia, il ghetto che muore di sete.

La storia di Zingonia, il ghetto che muore di sete.
C’era una volta Renzo Zingone, noto ed influente banchiere romano che un bel giorno, cavalcando un sogno di evidente megalomania, decise di costruire una città che portasse il suo nome: Zingonia.
Zingonia nacque proprio così, nel 1964, come progetto di pianificazione urbanistica privata e ridente archetipo di “città moderna”: sorta nello strategico crocevia logistico tra Bergamo-Milano-Brescia, sarebbe dovuta diventare un efficiente connubio tra “produzione, residenza e socialità”, con nuove strutture residenziali edificate ad hoc, unità produttive nell’estremo sud dell’area ed infrastrutture per lo sport ed il tempo libero collocate come cuscinetto tra le prime due; un enorme complesso, insomma, destinato ad accogliere 50000 abitanti e circa 1000 unità produttive.
I notevoli capitali necessari per la costruzione della sopracitata città modello derivavano tutti dalle molteplici attività economiche del suo fondatore: in quanto presidente del Gruppo Zeta, poteva infatti disporre liberamente dei quattrini derivanti dalla Zingone Strutture (ZS), Zingone Iniziative Fondiarie (ZIF) e dalla Banca Generale di Credito, nate e cresciute durante gli anni ’50 e ’60.
Il sogno di una città autonoma e razionale, tuttavia, morì nella metà degli anni Settanta, quando il signor Zingone si tolse improvvisamente di scena per continuare le sue attività imprenditoriali in Costa Rica e Guatemala, investendo i massicci capitali del Gruppo Zeta nell’ agribusinnes e nell’allevamento, accaparrandosi successivamente il monopolio del riso in Costa Rica e Nicaragua (dove ne acquisì l’impresa demaniale) e creando la Corporaciòn Megasuper, seconda catena di supermercati in Costa Rica. (Una piccola nota di colore: la signora Donatella Pasquali Zingone, vedova di Zingone, moglie in seconde nozze del senatore Lamberto Dini e presidentessa del Gruppo Zeta dal 1981, nel 2007 è stata condannata a Roma a due anni e quattro mesi di reclusione per bancarotta fraudolenta mediante falso in bilancio a conclusione del processo sulla vicenda del Gruppo Zeta).
Zingonia è stata lasciata da sola, quindi e nella più completa schizofrenia amministrativa, dal momento che, in assenza di un governo unitario, si è ritrovata ad essere frazione di cinque comuni diversi (Boltiere, Ciserano, Osio Sotto, Verdello e Verdellino), impegnati nel disinteresse più totale piuttosto che nell’assunzione delle responsabilità verso questa zona abbandonata a se stessa.
Attualmente, la popolazione totale dell'area di Zingonia è di circa 1778 abitanti, di cui 1328 (il 74,7%) migranti e sono rimasti soltanto la cadente fontana con l’obelisco spaziale ed il fatiscente Grand Hotel a testimonianza di fasti mai realizzati né vissuti. Zingonia non è un paese e nemmeno una città: è semplicemente “un’area”, nemmeno segnata sulle cartine stradali. Ci sono i tre enormi complessi condominiali “Athena”, gialli e cadenti, che dal momento della loro costruzione non hanno MAI subito un intervento di manutenzione: l’intonaco va sbriciolandosi in strada, cadono le tegole dai tetti e nessuno se ne cura. Gli abitanti di Zingonia vivono in un duplice ghetto: quello dei comuni limitrofi, che vedono quest’”area” come un cancro, pericoloso ed indesiderabile e quello della malavita organizzata la quale, approfittando della generale indifferenza, opera indisturbata nell’ormai solido racket di spaccio e prostituzione. La polizia staziona tronfia e inutile davanti alla fontana: poco più in là, nella “Piazza Affari”, dimorano pusher e magnaccia ma lì spesso e volentieri le questioni si risolvono a pistolettate nelle gambe ed ecco il motivo per cui i nostri tutori dell’ordine se ne tengono ben lontani.
Intorno ai condomini Athena, si sollevano al cielo decine di capannoni e non è un segreto per nessuno: lì dentro c’è lavoro per tutti, in nero ovviamente, perché tanto si sa, con il nuovo DdL Sicurezza che sancisce la clandestinità come “reato grave”, il non avere permesso di soggiorno rende automaticamente “invisibili” e perciò i padroni possono permettersi di speculare a cuor contento sopra le schiene dei migranti. Un pezzo di pane guadagnato senza diritti: ecco cosa rende gli appartamenti Athena così appetibili. Le agenzie immobiliari, gli amministratori ed i padroncini che, di regola, dovrebbero regolare gli affitti, sanno rendersi opportunamente invisibili: le strutture non ricevono manutenzione da anni, sono clamorosamente fatiscenti EPPURE gli affitti sono salatissimi e nessuno fa domande né si preoccupa se, nella stessa stanza, dimorano più di dieci persone.
Zingonia, nel 2008, è stata anche appannaggio della campagna elettorale leghista: uno sfortunato corteo verde, nato “per ripulire Zingonia prima che infetti i paesi vicini” è stato pacificamente bloccato dagli stessi migranti, irritati, probabilmente, dallo sconcertante utilizzo del loro disagio nell’ottica di un’insensata speculazione politica. Questo fatto, tuttavia, ebbe notevoli ripercussioni mediatiche: su Zingonia si espressero addirittura da Montecitorio e tutto ciò che ottenne questa “indignazione d’alto bordo” furono una serie di tremende retate nei comprensori (più di cento i carabinieri impegnati volta per volta, provenienti dai comandi di Bergamo, Zogno, Treviglio e Milano) che null’altro conclusero se non la reclusione di qualche irregolare (ricordiamoci la Bossi-Fini…) nei Centri di Permanenza Temporanea di Milano e Gorizia. Gli spacciatori e i malavitosi, lo dicono gli stessi abitanti, non sono così sprovveduti da abitare in quei palazzi, così fatiscenti e ciclicamente nell’occhio del ciclone mediatico: se ne tengono ben lontani, dribblando opportunamente le periodiche retate.
Si era parlato, sapete, dopo tutto questo assurdo clamore, della possibilità, per Zingonia, di entrare in un “Contratto di Quartiere”, stipulato tra la Regione Lombardia, gli assessorati dei comuni limitrofi e fortemente caldeggiato dall’ultraleghista presidente della Provincia bergamasca, Pietro Pirovano. Si parlava di “fondi trovati tra le pieghe del bilancio”, di “necessaria riqualificazione” e “nuove strutture”. Peccato però che il progetto sia stato giudicato in sintesi “troppo complesso”: forse perché, oltre alla demolizione di immobili, prevedeva anche la costruzione di centri d’integrazione, di strutture popolari con affitti calmierati e di accompagnamento all’affitto per quegli inquilini rimasti senza casa in seguito alle riqualificazioni. Per salvare faccia ed apparenza, quindi, la Regione Lombardia ha ben pensato di inserire Zingonia nei progetti FAS (Fondo Aree Sottosviluppate), snellendo gli obiettivi: i comprensori Athena saranno rasi al suolo, verranno ampliate le aree commerciali e nessun accenno a futuri propositi di edilizia popolare: gli alloggi ad affitto calmierato non saranno edificabili “poiché si assisterebbe ad una perpetuazione del problema”. Ma la vera perpetuazione del problema è un’altra, ben nascosta sotto l’ennesima facciata dei buoni propositi: LA SPECULAZIONE. Vi dice nulla il nome di Grossi, braccio della Compagnia delle Opere nonché costola economica di Comunione e Liberazione? Ecco, parte del futuro cemento che annegherà quest' ”area”, sarebbe dovuto arrivare proprio dalle sue betoniere, se solo non l'avessero arrestato negli ultimi mesi del 2009 per frode fiscale ed appropriazione indebita. Che strano.
Nessun accenno, ovviamente, agli abitanti, racchiusi senza distinzione sotto lo stemma di “problema” e alla meglio ritenuti come branco indifferenziato di spacciatori e criminali. Nessuno si è scandalizzato, infatti, dopo aver letto sui giornali che il giorno 3 dicembre 2009 è stato effettuato il taglio dell’acqua per morosità ai complessi Athena 2 e 3 (l’1 si è salvato grazie ad una fortuita colletta tra i condomini), dove tra l’altro si vive senza riscaldamento da anni. Nessuno si è preoccupato del fatto che, in realtà, molti condomini fossero effettivamente in regola con i pagamenti ed i debiti derivassero dalle morosità pregresse degli inquilini precedenti. Nessuno ha fatto caso alle svariate famiglie appena arrivate, disorientate e confuse e senza acqua nel rubinetto. Nessuno si è interessato ai destini dei bambini residenti, senza acqua calda: due tubi, posizionati all’esterno del complesso in pieno inverno e la tranquillità del dovere compiuto (“non avevano pagato le bollette”), hanno tranquillizzato numerose, troppe coscienze.
La reazione degli abitanti, comunque, non si è fatta attendere: un folto gruppo di persone ha occupato la strada statale Francesca, al grido di “Acqua e diritti per tutti!”, bloccando il traffico nell’ora di punta ed obbligando il sindaco del Comune di Ciserano a programmare un incontro tra i rappresentanti dei condomini senz’acqua ed i portavoce della BAS, società che fornisce l’acqua, facente parte del gruppo A2A. Il rimborso complessivo richiesto dalla società è altissimo ed ammonta a 400000 euro. Dopo giorni di estenuanti trattative, si è giunti ad un accordo: ciascun comprensorio dovrà versare subito una quota parte di 2500 euro e poi ciascun condomino si vedrà arrivare a casa, oltre alla bolletta consueta, un bollettino per il versamento della rata per il rientro del debito (circa 125 euro al mese in più per appartamento oltre al normale pagamento per il consumo dell’acqua). Tutta questa trafila, tremendamente burocratica, è comunque ancora dagli esiti incerti: se gli inquilini prossimamente non rispetteranno il “Piano di Rientro”, resteranno un’altra volta all’asciutto, l’attenzione è al massimo livello.
C’era una volta Linda Davis, ventitré anni. “C’era una volta”, perché adesso non c’è più: è morta il 22 dicembre 2009 in uno degli sbriciolati appartamenti del complesso Athena, intossicata dal monossido di carbonio prodotto dal braciere che utilizzava per scaldarsi in quelle stanze gelate, senza riscaldamento per i debiti accumulati negli anni.
A2A, come un macigno durante una frana, è inesorabilmente passata sopra tutto: a Linda, alle difficili condizioni economiche delle famiglie di Zingonia, alla problematica situazione dell’area stessa, a coloro che, al grido di “ACQUA! ACQUA!”, invocavano i propri diritti seduti in mezzo ad una strada. Ed eccola qui, la vera faccia della privatizzazione dell’acqua, il vero disastroso marciume malamente nascosto dietro l’Articolo 15 del Decreto Ronchi: l’esclusione sociale. Verranno infatti attaccati gli ultimi, i più deboli, i più fragili, coloro che non potranno permetterselo, coloro che verranno addirittura colpevolizzati poiché poveri.
C’era una volta Renzo Zingone , c’era una volta Linda Davis e c’è, ancora, Zingonia, solcata da tutte quelle cicatrici che ricordano, irrimediabilmente spesso, ciò che di peggio caratteristico c’è in Italia: speculazione, assenza d’integrazione, mancanza di pianificazione, sviluppo industriale incontrollato. Sopra tutto ciò, come una soffocante coltre di nebbia, ecco a voi l’Indifferenza a far da padrona: il sentimento odioso del Cittadino Bene che non sa vedere oltre una bolletta non pagata.

L'Aggiornamento.
(ovvero di come in realtà il Natale non renda più buono nessuno).
Ci risiamo. Dopo la consueta pausa festiva, che oltre a riempire gli stomaci si preoccupa talvolta anche di pulire le coscienze, facendo opportunamente rimanere i problemi lontani dall'albero e dal vischio, la “Questione Zingonia” ha ricominciato, cocciuta, a bussare contro la porta.
25 Gennaio 2010: ad oggi, il comprensorio Athena 3 è, di nuovo, senz'acqua e presto la medesima sorte toccherà ad altri due condomini (Anna 1 ed Anna 2). Il programma di rientro del debito non ha funzionato e, se mi è concessa dell'amara ironia, permettetemi di esclamare un sarcastico “ma pensa!”.
Sono ben centoventicinque, infatti, gli euro di rata mensile che si era stabilito dovesse versare ciascuna famiglia abitante i sopracitati complessi: cifra sicuramente non irrisoria per la stragrande maggioranza degli abitanti di Zingonia, costretti alla miseria dal bassissimo reddito, dalla disoccupazione, dalla clandestinità e perlopiù vincolati al monoreddito famigliare.
Al termine dell'ultima riunione, tenutasi tra i cinque sindaci dell'area ed i rappresentanti di ALER, Regione e Provincia di Bergamo con lo scopo di avviare un tavolo congiunto di riqualificazione, Ettore Pirovano (presidente leghista della provincia, ndr) ha dichiarato entusiasta: “Zingonia è un ghetto e va abbattuto”.
Il castello di carte è crollato, miseramente, insieme a tutta quella laida rete d'ipocrisia imbastita unicamente per mantenere silenziosa l'opinione pubblica. Il fallimento dell'accordo di rientro era già noto a chi ha obbligato i condomini alla stipula del contratto, si sapeva benissimo che non sarebbe mai potuto essere rispettato e noi, con la nostra incredulità di fronte ad una cecità cosi palese, non siamo stati altro che ingenui.
Le bollette non pagate non sono state altro che un sapiente pretesto, i debiti insoluti unicamente un tentativo per tranquillizzare l'opinione pubblica. Il taglio dell'acqua agirà come un vero e proprio cuneo su Zingonia: le famiglie se ne andranno, gli edifici fatiscenti verranno abbattuti, l'area sarà annegata di cemento, si potrà edificare, ciascun metro quadrato verrà rivalutato tanto oro quanto pesa, dei pusher e delle puttane non resterà traccia ed il bergamasco medio approverà tutto ciò con solenni cenni del capo perché, d'altronde, non pagando le bollette se la sono proprio andata a cercare.
Siamo praticamente in piena campagna elettorale, non dimentichiamocelo: concetti come Ordine, Pulizia e Lotta al Degrado, in questi tempi di crisi ed incertezza, non sono altro che la miglior fabbrica di voti esistente (doloroso deja-vu, ndr).
L'acqua, da simbolo di vita è diventata ricatto, strumento di disuguaglianza sociale sul quale agire indiscriminatamente e Zingonia, dal canto suo, un laido contenitore di problemi da estirpare.
C’era una volta Renzo Zingone , c’era una volta Linda Davis e c’è, ancora, Zingonia, città fantasma abitata da “problemi” e non da “persone”, senz'acqua da mesi ma annegata nell'ipocrisia di una classe politica xenofoba e accentratrice, capacissima, come s'è già visto, di camminare sopra i diritti senza crearsi troppi scrupoli di coscienza.

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