mercoledì 17 marzo 2010

Biocarburanti? Sì, ma con cautela

Biocarburanti? Sì, ma con cautela

"L'uso di oli vegetali per il carburante dei motori può sembrare insignificante oggi, ma tali oli possono diventare, nel corso del tempo, importanti quanto i derivati dal petrolio e dal carbone dei nostri giorni" - Rudolf Diesel, 1912.
Solo ora, dopo 70 anni di dominazione dei combustibili fossili, si ritorna a parlare di biocarburanti, i combustibili gassosi o liquidi ricavati da materiale vegetale, e quindi da fonti rinnovabili, che, al contrario del GPL o del GNC, sono perfettamente compatibili con gli attuali sistemi di utilizzo (dall’autotrazione al riscaldamento) e miscelabili con i normali carburanti ad oggi maggiormente utilizzati.
Due sono le principali tipologie: il biodiesel e il bioetanolo. Il primo deriva da oli vegetali, il secondo dalla fermentazione di colture zuccherine. I loro effetti benefici sull’ambiente si misurano in una riduzione dei gas serra dal 40% al 100% per quanto riguarda il bioetanolo rispetto alla benzina; e fino al 70% per quanto riguarda il biodiesel rispetto al diesel. Non contribuirebbero, quindi, all’incremento dell’effetto serra, in quanto rilasciano nell’aria solo la quantità di anidride carbonica utilizzata dalla pianta durante la sua crescita, e diminuirebbero notevolmente l’emissione di monossido di carbonio e di idrocarburi incombusti.
La loro produzione, ancora molto bassa (in testa Stati Uniti e Brasile), sale ogni anno anche grazie a politiche di incentivi attuate da molti Paesi. Un importante fattore che potrebbe contribuire al successo di questi combustibili è, infatti, la volontà politica dell’Europa e degli USA di rendersi il più possibile indipendenti dal petrolio del Medio Oriente e dal gas naturale russo. Fu questa la ragione che spinse l’allora presidente americano Bush ad attuare una politica di forti incentivi (7 miliardi di dollari l’anno) volta all’incremento della produzione di etanolo da granoturco (136 miliardi di litri nel 2022). Aree sempre più vaste, una volta destinate alla produzione alimentare, sono state quindi destinate alla produzione di mais. Ma è proprio questo il "crimine contro l'umanità" di cui parlò, nel 2007, Jean Ziegler, inviato speciale dell’ONU per il diritto al cibo. Il boom dell’etanolo ha infatti notevolmente contribuito all’impennata dei prezzi agricoli. Per ovviare a queste problematiche iniziano a prendere piede i cosiddetti biocarburanti di seconda generazione, ricavati da materiale lignocellulosico, la parte “no food” della pianta. Il processo di conversione è però molto complesso e costoso, cosa che potrebbe vanificare i benefici ottenuti.
Ma quanto effettivamente questi biocombustibili gioverebbero all’ambiente in termini di riduzione di gas serra, e in particolare di CO2? Una previsione completa dei costi sia economici sia energetici (e quindi anche in termini di emissioni di gas serra) deve infatti prendere in considerazione, oltre all’impatto dell’etanolo al momento dell’utilizzo, anche gli effetti della produzione su larga scala della biomassa: dall’uso massiccio di fertilizzanti alla conversione di nuovi vasti appezzamenti di terra in terreni agricoli. La rimozione di foreste o praterie causerebbe il rilascio, per combustione o decomposizione, del carbonio fissato durante la loro crescita, per di più se l’area convertita aveva alti valori di fissazione del carbonio, le emissioni di CO2 dovute alla conversione dei terreni possono essere notevoli. Altri effetti di un’intensa agricoltura sono un aumento dell’erosione del suolo, il suo impoverimento, l’inquinamento delle acque e un declino della biodiversità.
Oggi sta prendendo piede sempre più velocemente una nuova generazione di biocarburanti: quelli derivati da microalghe. Queste potrebbero rappresentare un’interessante alternativa alle specie terrestri, grazie alla produttività notevolmente maggiore e al fatto che non sottrarrebbero terreni e acqua alle normali coltivazioni, evitando quindi una pericolosa competizione con la produzione di cibo per uomini e animali da allevamento.

Nessun commento:

Posta un commento